Non si valorizza il pluralismo dell’informazione azzerando i Fondi all’editoria


Nella nota di aggiornamento al Def si parla di “un graduale azzeramento a partire dal 2019 del contributo del Fondo per il pluralismo, quota del Dipartimento informazione editoria, assicurando il pluralismo dell’informazione e la libertà di espressione”. Una contraddizione in termini. Per l’Associazione Lombarda dei Giornalisti non è possibile che un governo possa valorizzare il pluralismo dell’informazione nel nostro Paese cancellando il Fondo pubblico per l’editoria. “Questo è l’ennesimo controsenso di una politica che, con questa scelta, rafforza il suo attacco al ruolo dell’informazione”, dice Paolo Perucchini, presidente dell’ALG, d’intesa con la Federazione Nazionale della Stampa Italiana.

“I pochi fondi rimasti a sostegno del settore dell’editoria - continua Perucchini - rappresentano di fatto solo un polmone per realtà editoriali quasi tutte espressione del mondo cattolico, dell’imprenditoria cooperativistica e della territorialità”.

Per valorizzare il pluralismo e l’informazione in questo Paese è necessario individuare un intervento legislativo speciale a sostegno dell’industria dell’editoria in Italia. Un’urgenza ormai indifferibile, visto che nessun altro settore, negli ultimi anni, ha pagato alla crisi un prezzo così alto in termini di posti di lavoro.

“La politica oggi dice di avere a cuore l’informazione del Paese: ma poi ritiene inutile l’Ordine dei giornalisti, cerca di zittire le voci che si permettono anche solo di “analizzare” progetti e azioni di governo, non combatte le fake news ma anzi, a volte le alimenta. Ora, col taglio dei Fondi per l’editoria, l’ultimo colpo: pluralismo dell’informazione attaccato, voci anche piccole ma sempre importanti a rischio scomparsa e, con loro, anche decine di posti di lavoro”.


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