Il sindacalismo vincente di Giorgio Santerini


Giorgio SanteriniSono trascorsi già sette anni da quando Giorgio Santerini ci ha lasciati, il 14 settembre 2013 all’età di 75. La malattia non gli aveva impedito di continuare a pensare ai destini del mestiere di giornalista in Italia; così fino all’ultimo discuteva con i colleghi che gli erano stati più vicini, e non risparmiava riflessioni e consigli. Chissà cosa direbbe oggi, quando il giornalismo è in difficoltà: crisi di pubblico, di risorse economiche e di ruolo. Forse saprebbe fornirci qualcuna delle sue intuizioni che erano servite a farne un protagonista delle novità sindacali che ebbero successo.
Alla fine degli anni ’70 cofondatore, con Walter Tobagi, della corrente di Stampa Democratica, connotata da un indirizzo riformista geloso dell’autonomia professionale e perciò interprete della volontà di essere interlocutore non subalterno della politica e dei governi. Poi, con il congresso di Acireale del 1986, artefice del cambiamento che tolse la maggioranza della FNSI alla corrente più “a sinistra”, quella di Rinnovamento. Ma negli anni ’90 fu proprio lui dalla segreteria nazionale a ricomporre la frattura, creando una maggioranza più ampia e solida; non unanime, certo, perché il sindacalismo giornalistico ha sempre evitato le unità forzate.
Dopo l’assassinio di Tobagi, Santerini assunse con coraggio la Presidenza dell’Associazione Lombarda: una successione naturale, ma non scontata in quei tempi di terrorismo e di agguati.
Per 12 anni tenne l’incarico milanese, e per 6 la segreteria della FNSI. Un periodo che è ricordato per la forza del sindacato e i successi nella contrattazione.
I tempi sono cambiati, e non in meglio. Però Santerini una lezione può ancora darcela: mai rinunciare alla propria identità, all’autonomia della professione e nella professione; ma non stancarsi di cercare la convergenza tra i diversi, coscienti che nell’affermazione dei valori della libertà e del giornalismo, tutti coloro che vivono il mestiere hanno sempre moltissimo in comune da difendere e sviluppare.

Marco Volpati


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