8 marzo 2017: festa della donna. Raccontare finalmente per cambiare


8 marzo 2017: sciopero mondiale in occasione della festa della donna. Ma perché tutti sono in piazza e i giornalisti, oggi, non hanno proclamato sciopero? È il quesito che molte colleghe e molti colleghi, in queste ore pongono: quesito legittimo, che trae origine probabilmente dall’onda dell’emozione che accompagna il tema importantissimo che quest’anno fa da bandiera a questo 8 marzo. Il femminicidio.
Il giornalismo porta con sé un ruolo sociale: divulgare e far conoscere, aiuta a sviluppare quella coscienza sociale che, su di un tema come il femminicidio, è la base per il tentativo di soluzione del problema stesso.
Far conoscere, far capire, raccontare, per condividere, pensare, riflettere, maturare e quindi, finalmente, cambiare.
Scioperare, per i giornalisti significa “spegnere” i riflettori sui fatti e sui temi, lasciando gli occhi e la mente della gente al buio rispetto a quello che accade loro intorno. In questo caso sarebbe un vero controsenso. Meglio “accendere”, oggi, che “spegnere” i riflettori.
La FNSI, il sindacato dei giornalisti, ha così aderito allo sciopero mondiale dell’8 marzo, ma con la modalità più intelligente e utile per la società civile: essere operativi per aiutare ancor di più la gente, permettendo di sapere, comprendere e riflettere su quello che oggi si manifesta. I giornalisti, non scioperando, hanno elevato a potenza il loro ruolo di paladini della conoscenza.
Basta, è sufficiente, è utile tutto ciò? No, ma è un primo passo. Dovremo riflettere e dibattere tra di noi, magari con assemblee di redazione per analizzare e condividere il tema, più ampio, della condizione delle donne nel mondo, nella nostra società civile, nei posti di lavoro e nella famiglia. E contribuendo con il nostro lavoro a tenere alto il dibattito raccontando oggi e domani, nelle nostre televisioni sui siti Internet nelle pagine dei quotidiani e dei periodici quanto è accaduto nel mondo in questa giornata.
Questo dovrebbe essere, oggi, l’8 marzo dei giornalisti senza sciopero.
Un mattone concreto a quella battaglia sociale che deve portare a far sì che l’8 marzo sia, finalmente, tutto l’anno.


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