Smartworking: nell’emergenza “scuole chiuse per Coronavirus” soluzione strategica per conciliare i tempi casa-lavoro dei giornalisti


L’emergenza Coronavirus sta riducendo in condizioni critiche molte redazioni. Superlavoro, turni massacranti, colleghi a casa a scopo preventivo sono alcuni dei problemi che i giornalisti lombardi devono fronteggiare quotidianamente. In più, un aspetto sottovalutato è sicuramente quello delle scuole chiuse, che in Lombardia ha costretto colleghe e colleghi a cercare di riorganizzare in tempi brevissimi la propria vita familiare.
Nei giorni scorsi la presidenza del Consiglio dei ministri aveva già affermato il principio secondo cui lo smartworking, o lavoro agile, poteva essere concesso senza bisogno di accordi sindacali aziendali di applicazione. Misura confermata nel Dpcm del primo marzo. Malgrado questo e malgrado l’emergenza che imporrebbe un’assunzione di responsabilità da parte di tutti e uno spirito collaborativo, alcuni editori e alcuni direttori si sono rifiutati di concedere lo smartworking alle giornaliste e ai giornalisti che lo richiedevano per gestire l’emergenza dei figli piccoli a casa a causa delle scuole chiuse.
La motivazione è stata che il lavoro agile va usato solo in caso di pericoli per la salute in redazione, mentre i problemi di organizzazione familiare restano a carico del dipendente. Inoltre diverse aziende hanno cercato di approfittare della situazione per far prendere ferie ai dipendenti.
L’Associazione Lombarda dei Giornalisti denuncia questi comportamenti, contrari al senso civile di responsabilità e solidarietà necessarie in questi momenti di emergenza nazionale, i cui costi -in tutte le accezioni- non possono essere scaricati soltanto sulle famiglie dei lavoratori e sulle redazioni. Dopo tanto parlare di pari opportunità o di conciliazione dei tempi di lavoro e della vita, molte giornaliste - ma anche, vorremmo sottolineare, molti giornalisti uomini - sono penalizzate in un momento in cui le scuole sono chiuse non per vacanze normali e pianificabili ma per una situazione estrema, imprevedibile che richiede l’impegno civile di tutti.


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